lunedì 28 febbraio 2011

#110

Oscar, trionfa “Il discorso del re”. Vittorio Emanuele: “Grazie, ma era solo una chiacchierata tra compagni di cella”.

giovedì 24 febbraio 2011

Come sottrarre un bene pubblico e vivere tranquilli

Pubblicato su Scaricabile

Oggi vi insegno come tenersi a vita un libro preso in prestito in biblioteca facendosi beffe delle rimostranze dei bibliotecari. Il principio che sottende alla lezione fa capo ad un concetto talmente ovvio che mi secca le palle dover puntualizzare: se i libri della biblioteca sono di tutti sono anche miei, dunque li tengo quanto cazzo mi pare e non può essere certo un bibliotecario – cioè uno che ha semplicemente vinto un concorso – a chiedermene conto. Via, è evidente.

Per prima cosa impariamo a conoscere i nostri nemici. Dimenticate lo stereotipo del bibliotecario impotente e annoiato e della bibliotecaria frigida e annoiata: i bibliotecari oggi non si annoiano più e scopano come noi. Sono dinamici, usano il computer, hanno acquisito consapevolezza del loro ruolo, sono politicizzati (molti sono iscritti a “Biblioteca Democratica”, giusto per farvi capire da che parte stanno), alcuni sono addirittura fieri di essere bibliotecari. Solo un tratto del tradizionale profilo del bibliotecario è rimasto inalterato: la cacacazzaggine. I bibliotecari sono dei cacacazzi da combattimento secondi solo ai Testimoni di Geova. Il bibliotecario dei Testimoni di Geova, in molte comunità, è più temuto di Geova stesso. Ora veniamo alla nostra lezione e passiamo ad un esempio concreto. Avete preso in prestito un libro, uno qualsiasi. A prestito scaduto potrebbe arrivarvi una email di questo tenore, da parte della solerte bibliotecaria:

“Gentile utente, le rammento che da un giorno e alcune ore (cinque) è scaduto il prestito del libro in suo possesso.

Nel pregarla di ottemperare quanto prima al suo dovere di riconsegnarlo, vorrei ricordarle che il posseduto delle biblioteche pubbliche è a disposizione della collettività tutta e, come tale, meritevole di maggiore considerazione da parte sua.

In attesa di un suo cortese riscontro la saluto digrignando i denti.”

Ora, come rispondete a questa email? Ignorarla e dirottarla nello spam non servirebbe a niente, ci ho già provato. Le email dei bibliotecari hanno il potere di ricicciare dal cestino a frequenze imprevedibili e nei momenti meno opportuni.














Dovete trovare il modo di rispondere in maniera efficace, sorprendente, spiazzante, così da prendere tempo quanto basta per appellarsi a cazzo al diritto di usucapione (Art. 1158 del Codice Civile).

Vi propongo cinque possibili messaggi di risposta.

1. Pietoso

Gentile Dott.ssa,

scusi il ritardo con cui le rispondo ma in questo villaggio somalo, dove mi trovo per il volontariato, non ho molto tempo per controllare la posta elettronica. Lei ha perfettamente ragione e sono certo che anche il piccolo Ahmed, che ha perso entrambe le gambe a causa di una mina, capirà che non potrà più leggere il suo libro preferito perché il prestito è scaduto. Domani mattina attraverserò a piedi il campo minato per raggiungere il più vicino ufficio postale (420 km) e restituire il libro. Mi scuso ancora con lei e con la collettività per il disturbo arrecatovi.

2. Collusivo

Ciao, stavo per contattarti io. Lo sapevi che il libro che ho preso vale un pacco di soldi? Mio zio mi ha detto almeno 200-300 mila. Mi pare giusto che dividiamo. Non scrivermi più, però, mi faccio vivo io. Ciao.

3. Folle

Io il libro lo vorrei restituire ma l’ho mangiato hihihihihi pagina dopo pagina gnam gnam gnam l’indice che delizia gnam gnam gnam la copertina rigida crunch crunch crunch hihihihihi burp.

4. Vigliacco

Gentile Dott.ssa,

sono la moglie della persona che sta cercando. Purtroppo mio marito è perito in un incidento aereo nel sud-est asiatico. Mi lasci il tempo di cercare il libro da restituire (sempre che non fosse con lui al momento dell’incidente, adorava leggere in volo), la ricontatterò dopo i funerali.

5. Controffensivo

Gentile Sig.ra Bibliotecaria,

premetto che sono un Testimone di Geova, quindi fra di noi ci intendiamo. Le faccio presente che la scheda-prestito da lei compilata contiene un grossolano errore di forma che – a mio avviso – inficia l’intera procedura di prestito e non le dà diritto di reclamare alcunché. La informo altresì che sta per giungere la fine del mondo come previsto in Matteo 24:29. La invito pertanto a impiegare in maniera più redditizia il poco tempo che le resta da vivere. Grazie.

Ecco, provate anche voi a elaborare altre risposte su questo stile. Purtroppo non potete esercitarvi con la biblioteca del nostro Ateneo perché non ne abbiamo una: abbiamo preferito destinare lo spazio al laboratorio di lap-dance. Voi direte che si può risolvere la questione alla base evitando di frequentare un luogo inutile come la biblioteca. Certo, ma andiamo per gradi: “come trascorrere la vita senza leggere un libro” sarà l’oggetto di una futura lezione.

giovedì 17 febbraio 2011

#109

Jesolo, forse Ruby nuoterà in una vasca con gli squali. Dipende da come si comporterà al processo.

lunedì 14 febbraio 2011

#108

Stampa egiziana: "Mubarak è in coma". Berlusconi: "Può ancora avere nipotine".

domenica 13 febbraio 2011

Manuale di conversazione #3

Pubblicato su Out of the Blue


- Non trovi che il pensiero di Henri Laborit sia attualissimo?

- Penso di sì e a volte mi sorprende. Anche se non mi convince del tutto la sua idea di gerarchia sociale. Voglio dire, se il libero arbitrio è di fatto...

- Scusa, ma a che ora esce tua figlia da scuola?

- Merda!

giovedì 10 febbraio 2011

Tecniche di negazione

Pubblicato su Scaricabile

La lezione di oggi è un estratto del corso di “Tecniche di negazione” che tengo presso la Facoltà di Ipocrisia dell'Università del Libero Pensiero, l'Ateneo fondato da Berlusconi.
La motivazione che è alla base di questo corso è semplice: se qualcuno vi chiede conto di un vostro comportamento sta commettendo una grave ingerenza nella vostra vita privata. Quindi imparare a negare, a omettere, a nascondere, a falsificare, è un esercizio legittimo che può tornarvi utile nella guerra quotidiana contro gli illiberali. Per farvi comprendere meglio vi illustro una situazione che potrebbe capitare ad ognuno di voi (mi rivolgo soprattutto ai ragazzi, le ragazze seguano invece la mia lezione “Fellatio: quali le prospettive del Deep Throating?”).
Immaginate di trovarvi in questa delicata situazione: siete soli in casa, avete appena finito di guardare “Anal destruction Vol. 2”. Al culmine dell'atto onanistico parte del vostro sperma è finito inavvertitamente sul prezioso tappeto persiano che vostra madre conserva gelosamente in ricordo della relazione clandestina che ha avuto, quando ancora non era il cesso che è oggi, con l'allora ambasciatore iraniano presso la Santa Sede. Nel tentativo di pulire la macchia avete versato sul tappeto Cillit Bang, un bicchiere d'acqua e avete strofinato forte. Per asciugare in fretta avete usato il ferro da stiro producendo questo capolavoro.

















Il tappeto è ormai compromesso, vostra madre sta per rientrare e voi siete fottuti. Come vi tirate fuori da questa situazione? Una coraggiosa assunzione di responsabilità - come alcuni individui dal pensiero poco libero suggerirebbero - sarebbe non in linea con i valori che animano questo Ateneo. Che sono valori di libertà. Libertà anche di schiorrare su tappeti materni, se ce lo richiede quella rete di neuroni subcorticali che costituisce il nostro sistema limbico (ma quante cose vi insegno?).

Ebbene, sappiate che con la creatività e l'ingegno si può trovare una soluzione a tutto, è questo lo scopo della lezione di oggi: imparare a non capitolare di fronte alle evidenze, a non cedere alla tentazione di ammettere la colpa. Resistere, resistere, resistere, diceva Oscar Wilde.
Per il caso che vi ho presentato vi elenco sei possibili soluzioni, prendete nota.

1. Sbarazzatevi del tappeto e fate finta di niente. Alle prime rimostranze di vostra madre ditele che quel tappeto di cui crede di ricordarsi, non è mai esistito. Con delicatezza iniziate a parlarle dell'Alzheimer.


2. Ingaggiate un rumeno, fatelo ubriacare fino a svenire (se avete poco tempo cercatene uno già svenuto) e sistematelo sul tappeto con il ferro da stiro in mano. Rompete la finestra dall'esterno (i vetri devono stare dentro casa, chiaro?). Voi andate al cinema a vedere Checco Zalone e lasciate che se la sbrighi vostra madre.


3. Mettetevi sul tappeto in posizione meditativa facendo attenzione a coprire la macchia. Restate così per i prossimi mesi. Questa è una soluzione interlocutoria che serve a prendere tempo in attesa che vi venga in mente una soluzione definitiva (che potrebbe arrivare proprio dalla pratica meditativa). Per i bisogni corporali arrangiatevi con la lettiera del gatto.


4. Non fate nulla, lasciate tutto così, ma cercate di non lasciare mai sola vostra madre con il tappeto. Distraetela in continuazione, portatela fuori a cena, ogni volta che lei si avvicina alla stanza precedetela, prendete il tappeto e sgrullatelo dal balcone. Questa è una tecnica dispendiosa ma efficace.


5. Non rispondete alle accuse di vostra madre, anzi, sollevate un conflitto di attribuzione. Ditele che non è lei competente a giudicarvi ma lo sono semmai i produttori iraniani di tappeti. Con tono di sfida invitatela a rivolgersi al consolato. Vedrete, insisterà un po' poi lascerà stare.


6. Uccidete vostra madre, avvolgete il corpo nel tappeto e liberatevi di entrambi.


L'ultima è ovviamente una soluzione estrema, non vorrei si arrivasse a tanto, poi sareste costretti a giustificare la scomparsa contemporanea di un tappeto e di una donna (la gente tende a fare 2+2) e sareste di nuovo in ansia. Ma è utile per farvi capire che non esistono situazioni senza via d'uscita, per un libero pensatore.

lunedì 7 febbraio 2011